Fra le tante rose selvatiche, la più comune è Rosa canina, che spicca nelle abetine, nelle faggete e nei querceti, ma anche in campagna a bordare le stradine campestri fino alla media montagna. È pressoché inconfondibile, con i rami ricurvi difesi da grosse spine pronte a impigliarsi nei maglioni appena le si sfiora; in ottobre all’apice dei rami dondolano tante piccole botticelle rosse: sono i "cinorrodi", dei quali le genti di campagna fino a qualche decennio fa si servivano per scacciare l’influenza (nessuno più di loro è ricco di vitamina C, neanche il limone). Con un paio di robusti guanti e di una cesoia, si tagliano i piccioli dei cinorrodi, che si appoggiano in un sacchetto di plastica o di carta. I frutti si possono utilizzare sia freschi, sia secchi, sempre con l’avvertenza di eliminare i semi e i peli in essi contenuti, che possono causare irritazioni alle mucose.
Consigli di coltivazione
La rosa canina, ampiamente usata come portainnesto per i rosai ornamentali, può essere a sua volta coltivata perché è naturalmente decorativa: le talee attecchiscono facilmente, basta tagliarle in autunno e invasarle per 1/3 nella torba, avendo cura di bagnare di tanto in tanto; si piantano in primavera in buona terra da giardino, preferibilmente non in vaso, dove è necessario un contenitore molto grande visto lo sviluppo esuberante della pianta. Si concima in autunno con letame ben maturo o stallatico essiccato.
Da non dimenticare
I frutti si raccolgono prima delle gelate e, prima di essere messi a seccare, vanno privati dei semi e dei peli (che hanno effetto irritante su pelle e mucose); si seccano al sole, se possibile, all’ombra o più di frequente in forno; si conservano in sacchetti di tela o carta. Si utilizzano per tisane ricche di vitamina C, che allontanano raffreddore e influenza, oppure, ancora fresche, per preparare deliziose marmellate.
Rosa canina: come e quando irrigare
Come tutte le rose richiede annaffiature abbondanti in primavera e in estate, quando la pianta è impegnata a produrre fiori e successivamente frutti. Questa specie è rustica e meno sensibile alle malattie delle normali rose coltivate; ciononostante è bene evitare di bagnare le foglie per ostacolare la propagazione di malattie fungine.
Per irrigare le piante aromatiche con il tubo da irrigazione, sia in giardino che in terrazzo, è utile dotare il tubo di una pistola multifunzione con getto concentrato, aerato, nebulizzato o doccia per scegliere l'idonea modalità di somministrazione dell'acqua.
La scelta migliore rimane però un sistema a goccia, che consente di evitare gli sprechi idrici e calibrare la fornitura di acqua in base alle necessità e bagnando alla base o sul terreno, senza bagnare le foglie delle piante. Si può utilizzare un sistema con gocciolatori, aspersori o micronebulizzatori, collegando l'impianto a un programmatore a una o due vie (che consente l'irrigazione su linee indipendenti, diversificandole per ritmi e quantità di acqua).
Per le piante aromatiche in terrazzo, se c'è un rubinetto o presa d'acqua si può installare un sistema con erogatori a goccia da collocare nei vasi, automatizzato da un programmatore elettronico, per un'irrigazione su misura e senza sprechi.
Se in terrazzo non c'è a disposizione un rubinetto, la scelta ideale per le piante aromatiche in vaso è il sistema di microirrigazione Claber Aqua-Magic System, collegabile al serbatoio Claber Aqua-Magic Tank che consente di irrigare anche senza collegare l'impianto al rubinetto. Il kit contiene la dotazione completa per irrigare 20 vasi e un programmatore di facilissimo impiego, alimentato con pannello fotovoltaico per ottenere energia dal sole: non serve collegarsi alla rete elettrica.